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Spettacolo teatrale QUANDO LA PALLA USCIVA FUORI - 6 febbraio

Spettacolo teatrale “QUANDO LA PALLA USCIVA FUORI”
Monologo di e con Sergio Mari.
Regia di Peppe Lanzetta.

Un racconto col pallone tra i piedi su trent’anni della nostra storia.
Il grido di una generazione a cui fu tolta la speranza di essere protagonisti nella Storia.

Bambini nel ’68, giovani troppo nel ’77, gli anni ’80 erano quelli finalmente delle nostre consapevolezze.
Riuscimmo ad ereditare, però, questioni altre, diverse, impensabili fino ad allora e mentre infilavo per la prima volta l’Eskimo mi ritrovai allo specchio con un bel Loden verde – bellissimo dissero.
Non ne ero certo.
Nel piegone dietro, sistemati e ordinati tutti i nuovi imperativi: soldi, look e soprattutto il grande problema delle diagonali difensive – ancora da risolvere oggi -. Sergio Mari  

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Quando la palla usciva fuori, monologo tratto dall’omonimo libro di Sergio Mari – ed. Gutenberg -  è uno sguardo su una generazione che, piccola per il ’68, troppo giovane per il ’77, vede scipparsi il sogno di partecipazione alla Storia con la S maiuscola.
Quando infatti, via Caetani il 9 Maggio del 1978 porta alla luce il cadavere di Aldo Moro, gli ideali, e le aspettative accarezzate da quella generazione si polverizzano già con i primi anni del nuovo decennio.
Con l’avvento infatti, degli anni ’80, riflusso, disimpegno e un certo tipo di politica diventano i cardini di una nuova ideologia fino ad allora impensabile.
Nel racconto di Sergio Mari – ex calciatore professionista classe 1962 -  le atmosfere dei precedenti Formidabili anni  ci vengono raccontate con lo sguardo di chi allora ragazzino, era solo perso dietro ad una palla.
Tra una partita e un campo, tra l’oratorio e una sociologia privata, tra ironie e inconsapevolezze, si rivive il clima sociale impregnato da quelle problematiche che caratterizzarono quel periodo della Storia d’Italia: l’Austerity, il Viet-Nam, il referendum sul divorzio ecc.
Dinamiche sociali allora incomprensibili, per età, da parte di tutta una generazione giovanissima.
Solo con la scoperta e nell’inciampo delle differenze sociali la politica, e il suo concetto di cambiamento radicale, comincia ad avere un posto nella testa di quei nuovi giovani al pari di quello che era stato riservato fino ad allora al solo gioco del calcio. 
Si scivola quindi con la narrazione agli anni dell’entusiasmo dove convivono, da una parte l’interesse spasmodico per questo pallone e i suoi campioni e dall’altra la febbrile emozione per i possibili cambiamenti sociali.
Anni brevi purtroppo perché il tragico evento di 40 anni fa spazza via attese e speranze che pure quella stessa generazione, quella precedente, quella dei maestri, aveva con forza alimentato.
Un tradimento inaspettato le cui conseguenze sono ricadute, col tempo, su chi, preparato emotivamente e culturalmente a vivere un mondo diverso, si è trovato invece a naufragare nel vuoto di valori che caratterizzò un decennio interno.
Scrive nella prefazione Paolo Sollier, ex calciatore di serie A di quegli anni nonché anche attivista allora “Erano gli anni di piombo, per alcuni. Altri li definiscono il momento in cui il futuro cominciò”.
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